lunedì 19 luglio 2010

Io vado al mare, voi che fate?

L'avevo detto: dopo quel post di ormai due settimane fa, avrei iniziato una fase iperconcentrata che, è evidente, non mi ha lasciato tempo per il cazzaggio informatico.
Vabbè, siamo sinceri: gli ultimi tre giorni li ho passati stravaccata in riva al mare di Soverato, con in faccia la più menefreghista delle espressioni rilassate. Che mi ci voleva.
Che è successo?
Si è chiuso il master, nostalgicamente, stancamente, saturatamente. L'idea di aver abbandonato quelle tre, quattro persone, con le quali avevo l'impressione di stare davvero bene, al loro ritorno a casa centrifugo (i quattro e più angoli d'Italia), mi ha reso triste e anche un pò incazzata. Come al solito, il nomadismo non fa per me, anche se la mia vita da pallina di flipper non accenna a darsi una calmata.
E poi sono tornata a casa per iniziare il tirocinio.
Che bello.
Prendo in mano e catalogo ogni giorno cinquecentine (vere! :°)), che se mi dicessero "questo è il lavoro che devi fare per i prossimi anni e verrai pagata per farlo" sarei la persona più felice del pianeta. Ma no, povera illusa, è tutto gratis e dura appena tre mesi.
E tra un libro antico e l'altro, sui tavoli della biblioteca, ho ricevuto la mazzata: la scuola vaticana non mi ha accettata.
Fran (cit.)!
Dritto in faccia.
Non me l'aspettavo, no. Pensavo bastasse curriculum, media alta, raccomandazioni laiche e non, ma no. Niente da fare.
Maledetti preti.
Sarà che è la seconda volta che mi succede e forse (forse) tenevo la guardia un tantino più alta, sarà che in fondo (ma molto in fondo) questo rifiuto mi sottrae a mille milioni di km di viaggi e di euro spesi e non mi dispiace... l'ho presa abbastanza bene.
Solo, come al solito, devo riprogrammare la mia vita con la velocità di un ghepardo.
Quindi progetto per l'autunno: trovare un lavoro a Torino che mi impegni tutte le mattine e mi faccia racimolare qualche euro.
In attesa di chiudere in archivio.
E poi chissà dove mi porterà il vento della prossima estate.

domenica 4 luglio 2010

Pronta a partire...

A volte si ha bisogno di una catarsi.
Immergersi nel nullafare più profondo, guardare ore di televisione al giorno, snobbare i pur minimi impegni e poltrire completamente è ciò che ho fatto io nell'ultima settimana.
Sarà che la prospettiva del prossimo mese (a partire da oggi) è di lavoro full time, sarà anche (soprattutto?) che il non avere cose da fare qui a Torino mi porta ad uno stato di straniamento. Sto troppo tempo senza parlare, in casa. E ogni tanto mi viene il dubbio di essere disadattata, antisociale.
Ma siamo sicuri che sono in grado di stare in mezzo agli altri, di creare relazioni, di darmi un tono, un'identità?
«Sto cercando la mia identità / sto capendo che così non va».
Non lo so. Quando questi pensieri si affollano, il desiderio è di scacciarli il più lontano possibile, di ignorarli non si sa quanto bene.
Eppure, ieri ho provato a vederla diversamente. Mi attende una cosa che non so fare, che - ammettiamolo - mi terrorizza un pò. Il primo impulso è stato di scappare a gambe levate... M il secondo, mitigato dall'orgoglio tutto mio e inestinguibile del "non è possibile che non sai fare qualcosa", mi spinge alla sfida, aggressiva e carica.
Quindi, vediamo di dare il La (le metafore musicali mi vengono bene da quando ho cominciato a suonare il clarinetto...) a questo Luglio ancora in checksound, e ripetiamoci (ripetiamomi) che sono pronta a partire.
Dietro le spalle appena poche ore di sonno nel mio letto, ancora occupato dal consorte che dorme beato. Il concerto dei Talco a Milano di ieri sera che ancora fischia nelle orecchie. Stasera Montepulciano, per l'ultima volta.
E poi si va.
Che grande melodia!