martedì 30 luglio 2013

Buona idea, Cattiva idea #2



Buona idea: Per non arrivare al lavoro sudati, a luglio preferire il tram alla bicicletta.


Cattiva idea: Per non arrivare al lavoro sudati, a luglio preferire il tram alla bicicletta e prendere quello senza aria condizionata. Affollato. Che si rompe a metà percorso.



venerdì 26 luglio 2013

Se dici tredici

Avevo indosso un pantalone beige e una canottierina della Onyx, una taglia 42 mai più ritrovata, 14 anni e mezzo e una paura fottutissima.
Sei mesi di parole, parole, parole, di inchiostri senza voce e di voci telefoniche e precarie, le schede ricaricabili della Tiscali, un cellulare da poco meno di un mese fra le mani.
Uno squillo, poi anche tu.
Ti penso, mi pensi.

Avevo in testa le canzoni dei Blink 182, di Going away to college

I haven't been this scared in a long time
And I'm so unprepared so here's your valentine
Bouquet of clumsy words, a simple melody
This world's an ugly place, but you're so beautiful to me

Avevo dietro le parole gridate e preoccupate di mio padre.
E se si porta una pistola?
E se non è lui? Se si è finto qualcun'altro?

Avevo accanto il ragazzo della mia compagna di banco a farmi da scorta - nonsisamai - le sue inopportune barzellette a riempire il silenzio imbarazzato che avevo costruito tutto intorno a me.

Ero così piccola.

Avevo davanti l'immagine di quella Cordoba che ancora tuo padre posteggia sotto casa, quella targa numericamente simbolica, quei numeri che così spesso si sono rifatti vivi dopo. Dopo.
Avevo il cuore in gola e la testa su un altro sistema solare, vedendo scendere da quell'auto tua madre, tuo padre, tua sorella imbronciata per la deviazione nel viaggio Roma-Bagheria - una tappa a Catanzaro, perfavore, perfavore -, tuo fratello bambino in un completino verde con Pikatchu .
E te.
Finalmente.
Di già?
No, vai via.

Ciao.
Ciao.

Cazzo, la voce non è mai stata così vicina.

E lèvati questi occhiali, mi hai detto.
No, anche no.
Ma dimmi qualcosa... sono qui...
Eh, appunto.

Mia madre mi telefona, mi chiede se è tutto a posto, mi chiede Allora ne vale davvero la pena?
Sì, biascico.
E non lo penso.

Penso non sono pronta. A tutta questa realtà.
Penso ritorna in chat, ritorna nelle mie lettere, nelle tue, nelle telefonate, nelle parole.
Ritorna incorporeo.

E quanto mi sbagliavo.
E quanta pazienza hai avuto.

Dopo.
Dopo.

A piccoli passi, addomesticata come una volpe, annaffiata come una rosa.
Per due anni.
Quanto mi sono sentita speciale.
Quanto mi sento speciale ancora oggi.

Tredici anni dopo. Il nostro primo incontro dal vero.

E questa storia che non è mai stata legata a un cliche.

Quanto, di tutto?
Di tutto quanto.

Pensa una cosa. La so.
Pensala. Sei la metà della mia anima.
E allora che parlo a fare?

Quanto, dimmi quanto.

Quanto. Lo sai, quanto, ma no è un po' di più.
E' sempre un po' di più.
Ogni giorno.

Non ti avrei rivisto per 14 mesi.
Così tanti cambiamenti, nel mezzo.
Altre persone, altri mondi.

Eppure lo sapevo. Lo sapevi.
Niente da fare.

Quanto?
Di più.
Più vita, più storia, più storie. Legarsi più stretti e scoprirsi perfetti. Insieme.
Impossibile qualsiasi altra combinazione.

E guarda un po'.
Avevi ragione.

mercoledì 24 luglio 2013

Araba fenice

Fra tutti i Cavalieri dello Zodiaco, quello che preferisco in assoluto da sempre è Ikki della Fenice.
E' l'unico che riesce a ripararsi l'armatura da solo.
Riesce ad entrare nella testa degli avversari e a manipolarne le visioni.
Ha dovuto subire l'addestramento più duro.
Ha vissuto un solo amore, breve e tragico.
Ha un lato oscuro che gli dà spessore, contrapponendolo allo stucchevole piattume buonista degli altri quattro cavalieri di bronzo.
Adora il fratello Andromeda, nonostante quasi sempre gli si tenga distante.
Ha sconfitto la morte un numero imprecisato di volte.
Interviene poco negli scontri 'di gruppo' degli altri, solo quando la situazione è davvero disperata e sempre in modo risolutivo.
E' sempre un passo più lontano da tutto, preferisce non scegliere fra bene e male, fra bianco e nero, anche se questo gli costa la condanna alla solitudine e la costante disapprovazione degli altri.
Soprattutto, come l'animale che dà il nome alla sua costellazione di riferimento, risorge dalle proprie ceneri a nuova vita tutte le volte che sembra sconfitto per sempre.
Lo fa sempre da solo, senza chiedere niente a nessuno. E da solo torna ad andarsene quando ha compiuto il suo dovere, o il suo sacrificio.

In questi giorni post-vacanzieri vorrei davvero riuscire a somigliargli almeno un po'.
Avere quella forza interiore e quella pazienza, quella capacità di non cedere al magone. E no, non è che ci stia riuscendo granché.
Mi è arrivata a tradimento, salutando la mia tribù familiare sulla spiaggia, quella sensazione di bruciante annodamento dalla gola alla bocca dello stomaco (più giù, direbbe Lella Costa, è gastrite), e non vuole ancora abbandonarmi.

Sarà che passare dall'essere circondata da 18 persone a nessuna (tolto il consorte, a fine giornata) è stato un pelino traumatico.
Sarà colpa di Luigi Tenco, che continua ad essere la prima scelta musicale del mio compagno di stanza.
Sarà la luce che di nuovo mi sveglia alle 6 di mattina e mi costringe ad un'insonnia posticcia e al torpore che giunge puntuale e inopportuno alle 10 di sera.
Sarà che ho la sgradevole sensazione di aver lasciato le cose a metà, di non aver avuto tutto il tempo necessario a farle per bene, a farle tutte.
Sarà che la permanenza in patria è stata rabbuiata dalla morte del nostro cane 14enne, e ho scacciato in fondo al cuore il dolore per avere la forza di consolare mia madre e mio padre. D'altra parte, io sono quella che non sfoga mai vistosamente le emozioni, e va bene così, prima di tutto a me.

Allora scrivo, lancio roba qua dentro, strappo la carta da parati e la butto nel fuoco, senza troppi filtri per questa volta.
Sperando che, almeno un poco, da queste ceneri risorga presto anche io.


venerdì 19 luglio 2013

Le rondini, il piccione, il cuculo

Le rondini, il piccione, il cuculo.
La mattina quando mi sveglio, in quest'ordine o in un rimescolamento a piacere.
Già a quest'ora, poi, le cicale.
Allora sei pronta? Sì, piego l'asciugamano e ho fatto. Ma la settimana enigmistica l'hai presa? L'ho presa. E il libro? L'ho preso. E la crema solare? L'ho presa.
Protezione 30. Mi brucio. Protezione 50+, quella per i bambini. Meglio. Ma rimettila dopo il bagno. Eh sì, sì. Non ti preoccupare.
E a pranzo che mangiamo? Frese al pomodoro va bene? O insalata di calamari. Tutteddue.
E la provolina, ovviamente.
La provolina è come il prezzemolo. Le prime due lettere in comune dovevano mettermi sull'avviso.
Vabbè, allora mi vado a stendere una mezzoretta. Ma dormi? No, che dormo, leggo un po', mi rilasso... A-ah.
Lo facciamo un caffè? Sì, però fallo tu. No tu. Vabbè, io lo faccio, ma non lo guardo.
Beh, io scendo al mare. Ma zia viene? Eh sì, più tardi arriva. Porta i bambini.
"La pissòla! La pissòla ad acqua! Ti sprusso!"
"Giochiamo? Facciamo il bagno? Facciamo i castelli/le formine/la capanna?"
Ma l'acqua è fredda. Ma che dici è un brodo! Sì vabbè, è gelata! Ma no, devi entrare poi si sta bene. Dài tuffati. No. Tuffati! No! Allora ti schizzo. E io ti affogo.

Milledduecento sfumature di blu.
Trasparente biancastro verde acqua celeste chiaro celeste scuro azzuro blu blu scuro. Bianco. E' passata una barca.
Che luce che c'è. Faiunafoto.

Ciao zi'. Ehi, Valeriù! Che bello che siete tutti qua. Sietetuttiqqua.
Che libri stai leggendo?
E a Torino come va?
Ne vuoi ancora? E provalo, l'ho fatto io.

Che gusti volete di gelato? Nocciolapistacchiocioccolato. Un po' di frutta per favore che io le uova crude...
La vuoi vedere l'ecografia? Il profilo? La mano? E' una mano? Boh. E il nome? Boh.

Vabbè allora io vado a letto. Diggià? E sì ho sonno. E dopo che il pomeriggio non dormi...
Buonanotte. Buonanotte.

Buongiorno. Buongiorno.
Ho fatto la crostata. Buonissima.
Allora andiamo? Dai che poi il sole è troppo forte. Faccaldo.
Sì arrivo, un minuto.
E spegni 'sto computer che sei in vacanza.
Sì ecco, ho finito.

Arrivo.


venerdì 12 luglio 2013

Check List

- Organizzare l'ultima serata 'attiva' del pre-partenza in casa propria, semidistrutta, trovando spazio e forze per imparare a giocare con la Wii, venire umiliata a Super Mario dai due ospiti esperti videoludici, ridere fortissimo col gioco del coniglio che avanza nell'iperspazio a botte di scorregge: fatto.
- Predisporre tutti gli enne vasi di casa in modo che il circuito irrigante faccia il suo dovere in nostra assenza: fatto (dal consorte).
- Stirare miliardi di capi di vestiario (con la seguente proporzione: miei 10% - del consorte 90%) guardando la signora Fletcher: fatto.
- Ignorare la coltre di sudore umidiccio conseguente all'esposizione ai vapori del ferro da stiro: fatto male.
- Fare una ceretta total body in un'ora scarsa ed essere orgogliosi del glabro risultato: fatto.
- Autoinfliggersi una pedalata di un'ora allo zenit per portare l'hard disk alla collega: fatto.
- Passare dallo stato liquido allo stato semisolido: fatto al settanta per cento.
- Mangiare gli avanzi del frigo, conservando qualcosa per la cena: fatto con una certa difficoltà.
- Telefonare al fratello e alla cognata-con-panza in viaggio automobilistico: fatto.
- Scoprire che si sono bellamente fermati all'Ikea di Roma invece di correre verso le spiagge calabre: fatto (siete dei pazzi!).
- Pulire tuuuuuuuutta la casa (come direbbe Miyagi San) ignorando l'abiocco postprandiale: fatto (livello di difficoltà 5 stelline).
- Lavorare a una rognosissima cosa piuttosto urgente che implica la conoscenza del greco: fatto (con un diploma di liceo scientifico).
- Attendere il ritorno del consorte per andare insieme a compare un costume per lui e scongiurare così l'ipotesi tuttialmareamostrarlechiappechiare: fatto (due costumi comprati: vale doppio).
- Maledire Easyjet che ha ridotto ulteriormente le misure del bagaglio a mano gratuito: fatto con dovizia di bestemmie.
- Maledire la zanzara che ha banchettato sulle mie terga la scorsa notte provocandomi un fastidioso nonché imbarazzante prurito alla chiappa destra: fatto (sgrat sgrat).
- Preparare la valigia a tempo di record, con il pepato rischio di non poterla pesare prima di arrivare in aeroporto: fatto (speriamo bene...).
- Cenare con il seguente luculliano menu: 4 bastoncini findus a testa, una mozzarella, un uovo strapazzato (da dividere), ics fagioli surgelati, molta macedonia di frutta più che matura: fatto.
- Salutare il consorte che va a giocare a calcetto a poche ore dalla partenza come se fosse la cosa più normale del pianeta: fatto (deve ancora tornare).

- Consapevolezza che fra quattro ore scarse saremo in macchina in direzione Malpensa: celhò.
- Consapevolezza che fra dodici ore al massimo saremo con le stanche stanchissime membra a bagno nel salato amato jonio: celhò fortissimo.
- Consapevolezza che il picco più alto dell'attività neuronale dei prossimi dieci giorni sarà cercare di completare lo schema libero di Bartezzaghi e/o vincere a scala quaranta: celhò insaid dippiù.

La lista l'ho fatta, le cose sono abbastanza pronte, la voglia di partire sta facendo a botte con l'enorme stanchezza di questi ultimi giorni. E vi prometto che magari ogni tanto riemergerò (letteralmente) dall'acquessale e verrò a salutarvi con la manina abbronzata appena appena. 
Ché ve lo devo raccontare in diretta dal vivo, quel posto lì, oh! se ve lo voglio raccontare...


sabato 6 luglio 2013

Col bene che ti voglio

Da piccola, luglio era il mese del mare. 
Luglio, e non agosto, ché il mare a luglio è più bello, i raggi del sole hanno un'inclinazione migliore che ti fa abbronzare prima, le giornate durano più a lungo e non c'è pericolo di temporali.
I miei affittavano per 30 giorni una villetta in un villaggio di case tutte uguali - due piani, mansarda, giardino con la doccia fuori - ogni anno la stessa, ogni anno era un rito.
Qualcosa da aspettare con crescente impazienza, da quando finiva la scuola a quando, il 30 di giugno, si facevano i bagagli per trasferirci 20 Km più in là, nel mezzo del Golfo di Squillace.
E se lascio le redini della disillusione adulta e ritorno con la mente a quella dimensione anni '90, ci sono immagini che hanno ancora la forza di svegliare reazioni sensoriali vividissime.
Il sapore del frullato fatto dalla mamma della mia amica, che la casa l'aveva di proprietà e che trovavo sempre, al mio arrivo, felice di non dover più giocare da sola.
Il contatto dei piedi nudi con la moquette adesiva che rivestiva gli scalini della scala a chiocciola di ferro della casa, percorsi a velocità pericolosa, a due a due, facendo tremare tutta la struttura.
L'odore del disinfettante per pulire le ferite dopo essere caduta dalla bicicletta, almeno una volta durante la vacanza.
La voce dei venditori ambulanti, alle sette di mattina - 'abbiamoilpesceilpesceilpesce', 'bellepescheeeeee' - con l'apecross e la bilancia a piatti.
Il silenzio dalle 2 alle 5 di pomeriggio, e il sole nel campo di tennis di cemento, senza la rete.
L'odore marcio della spazzatura ammonticchiata poco fuori i confini del villaggio.
I treni che passavano a pochi metri dalle case e i viaggiatori affacciati che salutavano.
L'acqua calda delle pozzanghere sui piedi, passandoci dentro con la bici per fare la scia, dopo la battaglia di gavettoni.
Le foglie di pitosforo spezzettate per preparare la pappa alle bambole.
L'odore della gomma della canoa gonfiabile.
La delusione del 1991, quando tre settimane su quattro le ho passate in casa con la varicella.
Mia nonna Natina in piedi - ancora per poco - che mi cucina le penne al sugo, con un po' di zucchero.

Poi le cose sono cambiate.
Quando mio fratello ha cominciato l'università, le vacanze al mare sono diventate per forza di cose una prerogativa di agosto. E quando anche io ho inaugurato la mia vita da nomade su e giù per la penisola, è diventata una necessità e un'abitudine tornare a casa a ridosso della fine di luglio.
La spiaggia più affollata, il mare più sporco, il caldo più afoso.
Andare via non appena il tempo vacanziero volgeva alla fine, per tornare a Roma a preparare gli esami di settembre.
Così, via via verso un passato sempre più recente, centellinare i giorni, spartirli fra casa calabra e casa sicula, ferragosto quasi sempre sul traghetto Villa S. Giovanni-Messina, in una direzione o nell'altra.

Luglio sempre più solo un mese come un altro, solo più caldo, più fastidioso, più insofferente.
I ricordi relegati a una dimensione lontana e non più ripristinabile.


Sono passati ormai quasi tre mesi da quando, a casa di mio fratello, si è concretizzata la proposta: "Ma se quest'anno scendessimo a Luglio?".
Ok, decidi la data. 
Ok, sicuro? Sì, sicuro. Allora prenoto? Prenota.
Ok. Dieci giorni in tutto e ci vediamo giù.

Manca una settimana, oggi.
Sono sicura che sarà una vacanza piena, così piena, di cose belle.
Di sapori ritrovati e di dettagli da gustare, ché mi voglio riabituare alla bellezza e a godermi i momenti speciali che ho la fortuna di vivere.
E non vedo l'ora.
Con tutto il bene, Luglio, che ti voglio.


giovedì 4 luglio 2013

lunedì 1 luglio 2013

Una Rockstar

- Ciao!
- Ciao!
- Com'è?
- Tuttappò, tu?
- Tutto vecchio
- Sei andato al concerto?
- Quale concerto?
- Come quale? Il megaconcerto di ieri sera, in Piazza San Carlo!
- Non ne sapevo niente
- Ma come!! Non sai che ti sei perso! Era pure gratis!
- Azz peccato... e com'è stato?
- Grandioso! Piazza strapiena, palco enorme, luci, megaschermo!
- Figo!
- Sì, ma poi la gente! Accampati dovunque, per terra, sulle scale, nei portici... certi si erano portati pure gli sgabellini da casa!
- No!
- Sì! E il panino con la birretta! Si sono piazzati là ore prima per vedere bene, sai mai in queste occasioni, c'è sempre un sacco di folla...
- Eccerto! Ma chi suonava?
- Ma guarda, uno nuovo, ha fatto un paio di dischi con un'etichetta indipendente un paio di anni fa ma senza troppo successo... poi sai com'è, ne imbrocchi una e ti passano dappertutto, radio, tv, pubblicità...
- E c'hai ragione
- Però devo dire bravo dai, promette bene
- Ma è italiano?
- No macchè, tedesco credo...
- Ah no, a me la musica straniera proprio non mi piace
- Ma no, ti dico che è bravo! Aspetta che cerco il video del singolo su YouTube...




- Vabbè dai ma sono quattro note!
- Eh vabbè... saranno pure quattro note, però ti entrano in testa
- Appunto! Te lo dico io, questo sarà il tormentone dell'estate e a settembre non ci ricorderemo più né di lui né di questo motivetto...


Piazza San Carlo - Festival Beethoven



Piazza San Carlo - Festival Beethoven
Piazza San Carlo - Festival Beethoven



















[Avviso ai naviganti babelici: ho fatto questa cosa di mettere il pulsantone blu di Bloglovin' affinché quelli di voi che non sono bloggerz e hanno finora utilizzato Google Reader (che ha chiuso oggi) per la gestione dei propri blog preferiti non si perdano nei meandri oscuri di internet e, di conseguenza, non possano più bearsi della lettura dei miei sproloqui. Per tutti gli altri (ovvero, immagino, per tutti) non credo che sia cambiato un bel niente. Nel dubbio, o bloggers che volete fare come me, vi consiglio l'ottimo tutorial di dm: se ce l'ho fatta io, potete farcela tutti!]