venerdì 28 febbraio 2014

Roma e poi basta

Roma ci arrivo, mi lascio indietro giorni di stanca, pesante trafila.
Roma la vedo di sera, lungo i binari della stazione, mi dico, le dico: rieccomi ancora.
Roma c'è un'aria che non trovo in nessun altro altrove.

Roma mi abbraccia, mi rende d'impulso un pacchetto di nostalgia.
Roma i suoi suoni, le vie di cui mi ricordo i nomi, non volendo, giro angoli che so cosa trovo, là dietro.
Roma è una luce, non c'è altro da dire, se non quel l'increspatura del cuore che tira più forte se mi ci trovo immersa con scarpe e valigia e minuti da dare, da regalare, da riosservare.

Roma è la mia moltitudine di facce amiche, di gente che abbraccio, da quanto non ci vediamo? E quando ci riincontreremo? Chissà. Quella prossima volta, di nuovo, qui a Roma.
Roma ha il sapore di dieci anni fa. Roma ha i miei capelli lunghi e i miei quaderni, i libri fotocopiati, l'emmepitre nelle orecchie, sempre la stessa playlist.
Roma ha l'odore della mia stanza, la polvere di una moquette, la vita che ho scelto da sola, la mia costruzione più bella, il mio sorriso appena sveglia, la notte di un sonno da giusta.
Roma la cosa più giusta che ho fatto.

Roma è una radice più grossa delle altre, un grumo di fatti e persone incastrato in un tempo che più che vissuto è creato, dopo essere stato a lungo e con stomaco e cuore immaginato, voluto, trovato.

Roma la pioggia ti bagna ed io senza ombrello ti guardo, ti dico: sei bella. Che dannazione la lacrima che mi accompagna mentre ti dico: ora vado, semmai ci vediamo più tardi, o un'altra volta, quando di nuovo il contachilometri mi porterà ancora qui.
Quando un ennesimo ancora mi farà inanellare parole già usate
L'amore
La casa
Il passato

La mia identità.



lunedì 24 febbraio 2014

Del salvifico potere dello smalto rosso

Mi succede questa cosa strana e fastidiosa: non riesco ad addormentarmi.
'Spetta che la miglioro: non riesco ad addormentarmi se so che l'indomani mi devo svegliare presto.
E' un loop: non mi addormento, allora dormirò poco, quindi dovrei addormentarmi, ma non mi addormento perché so che dormirò poco. E così via.
Ricordo che questa sindrome ce l'avevo, da piccola, la notte prima del primo giorno di scuola e la sera del 6 gennaio, prima della ripresa post-vacanze.

Io lo so che è sciocco, eh. Il neurone illuminista me lo ripete con lucidità voltairiana: Tu es une coglion, voilà. Ma la parte irrazionale prende il sopravvento e mi manda le tachicardie che rimbombano nelle orecchie.

Ho provato ad ammazzarmi di palestra, a bere bibitoni di camomilla sogni d'oro, a rinunciare al caffè anche durante le ore di ufficio (e voi sapete che questo equivale al cilicio di Jacopone da Todi), ma niente da fare.

Allora ho pensato: mi serve un effetto placebo. Mi serve qualcosa che mi dia fiducia nelle mie stanche membra, che mi faccia percepire la mia strana routine come qualcosa di abituale, di giusto, di fattibile con naturalezza. Ché poi alla fine questo è: non mi ci sono ancora abituata.

Qualcosa che mi ricordi che sono una persona che può essere soddisfatta perché tiene in mano le redini della sua vita, che mi regali un pacchettino di autostima da femmina, una roba che è come fare il pieno di carburante, se sapete cosa intendo.

Lo smalto rosso.

Una passata, due passate, il lucido sopra. 
Fallo anche sulle unghie dei piedi. Fa nulla che è inverno e nessuno le vede. Tu lo sai.
Sentiti in ordine, sensuale, bella.
Aspetta paziente che s'asciughi, un po' prima di andare a letto.

E poi sfida quel sonno che non viene. Quando vedi che non arriva, accarezza la vernice che hai sulle punte delle dita. Immaginati a ticchettare sapiente sulla tastiera, il giorno dopo, consapevole di quello che fai, di quanto lo sai fare bene.

Sembra assurdo, ma funziona. Almeno un po'.

Non è solo l'abitudine che mi manca.
E' quel po' di sana presunzione che ti fa svegliare dicendo: quante cose da fare, meglio che cominci subito, ma con un accenno di autocompiacimento.

Voglio un solo pensiero:
Ho tutto quello che posso volere.

Basto a me stessa e sono forte.
Sono femmina con le unghie pittate.
Sono sul pezzo.
Sono nel giro.
Sono in viaggio.
Sono a tempo.

In perfetto equilibrio.

lunedì 17 febbraio 2014

Saturday Night Fever

Una vera donna in carriera lavora 40 ore a settimana più qualche straordinario pagato, programma le ferie con largo anticipo, ha lo smartphone sempre carico.
Una vera donna in carriera torna a casa la sera e ha ancora voglia di farvi una torta, di rassettare, stirare due cose, preparare il pranzo da portare in ufficio il giorno dopo.
Una vera donna in carriera prende un Danacol al giorno, va in palestra tre volte a settimana, non mangia fritto, il dolce solo quando è in vena di concedersi uno strappo alla regola.
Una vera donna in carriera sa come divertirsi, fa felice il suo uomo - che fa felice lei - il sabato sera esce e si dà alla pazza gioia, rientrando alle prime luci dell'alba con i cornetti caldi e il trucco leggermente sbavato.

La vera donna in carriera dista da me all'incirca 7 anni luce.

Lavoro precario, su e giù da un treno, ferie ahahahcosasono?, a casa mi accoglie la polvere e le croccole surgelate che andranno più che bene per cena, se ne avanzano me le porto domani in ufficio, in palestra ci vado, la bici la uso, ma tanto il mio metabolismo continua a fare l'orso yogi in letargo, il colesterolo dovrebbe essere più basso, alle 9 di sera sembro Sid il bradipo che la natura si vergogna di me.

Ma il sabato. Oh, il sabato.
Questo sabato, per dire.

Tony Manero chi?

Ok, forse ho un po' ecceduto, che c'ho n'età. Forse la combo pizza a pranzo-torta al cioccolato ricoperta di cioccolato-primo secondo contorno a cena-gelato di chiusura, il tutto annaffiato da abbondante vino fatto in casa, non è stata un'idea brillante.

Passata la mezzanotte, si accendono le luci della disco: crampi inenarrabili allo stomaco, conditi da dolori articolari diffusi e nausea da mare forza nove.
Ore 6:00: remake dell'Esorcista nel bagno, con tentativo sfiorato di collasso.
Ore 8:00: temperatura in crescita, mobilità ridotta, rantoli in lingue morte.
Ore 17:00: una mezza mela impavida si fa strada nelle fauci, forte del suo monito interiore 'la Tachipirina lo vuole!'
Ore 19:00: la tachipirina deusexmachina fa calare la temperatura da 38° a 37,6°. Grasse soddisfazioni.
Ore 21:00: crollo verticale dell'attenzione, mal di testa a livelli mai registrati, sonno tantissimo.

Vita vera molto rock 'n roll. Ma oggi va meglio, giuro. Solo non parlatemi di cibo, per carità.
Poi, si sa, sono una persona con un certo disprezzo del pericolo.
Quindi niente, vi saluto, vado a lavarmi i capelli.


mercoledì 12 febbraio 2014

Sono stata MozIntervistata!

Carerrimi et pulchri miei lettori,
questa mia per dirvi con sommo gaudio che ho avuto uno dei più anelati ed invidiati onori del virtualissimo mondo blogghereccio: sono stata MozIntervistata!!

Come chevvordì?

Cioè se non conosci Moz non sei nessuno, vedi di rimediare... Moz, MikiMoz, l'eterno dodicenne della blogosfera, colui che ha il superpotere di seguire e commentare triliardi di blog contemporaneamente (e non per finta, si sciroppa davvero ogni post di ogni blogger che conosce), l'uomo che inventa cacce al tesoro reali e virtuali, che non si perde una sagra di paese manco a parlarne e che ha fatto del divertimento la cifra stilistica di ogni suo respiro, lui, proprio lui, ospita oggi nel suo blog una intervista alla sottoscritta me medesima.

Indi per cui... che diavolo ci fate ancora qua? Andate subito a leggere la mia intervista su Moz o' Clock!!

;D


domenica 9 febbraio 2014

Gruppo di famiglia in un esterno

La signora bionda
La signora bionda la trovo al binario ogni mattina alla stessa ora, sempre bionda, sempre infagottata. Ha gli occhiali. Secondo me è una professoressa precaria. Perché, altrimenti, partire alle sette e venti per scendere dal treno a Vercelli, solo una mezzoretta più in là? La signora bionda sale sempre sull'ultima carrozza e si siede dove capita. Abbonata.
La ragazza col piumino attillato
La ragazza col piumino attillato non la vedo mai salire sul treno, ma so che c'è sempre, quando stiamo per arrivare a Milano Centrale. Puntuale, anche quando - sempre - il treno è in ritardo, si palesa in movimento lungo le carrozze che risalgono il serpentone del treno, veloce più di quanto sarebbe se camminasse per strada, ché si muove nella stessa direzione del mezzo. Arriva, come me, in testa alla prima carrozza e lì scende, di corsa. Ha guadagnato strada e lo fa di routine. Ho molto da imparare.

Il poeta
Di giorno fa il manager e si vede. Giacca, cravatta, orologio costoso,  Ipad, auricolare bluetooth. Di sera, quando sta tornando a casa, smette. Posa tutta la ferraglia elettronica e tira fuori un quadernetto con la copertina di carta riciclata e i fogli senza righe, tira fuori una penna che scopro stilografica e comincia a scrivere. Scrive, guarda fuori, pensa, scrive. Riempie le righe con una calligrafia minuscola e inclinata, con una cura e una costanza che deriva certamente dall'attitudine all'ordine, che permea la sua vita. Così non grigia. Se mi vede, chissà cosa pensa.

Il barbone
All'incrocio fra le due uscite della Metropolitana, linea verde, fermata Centrale FS, è seduto a terra con un cartello in mano: "HO FAME". Tutto il giorno, tutti i giorni. Ha trovato un punto strategico che gli permette di intercettare il flusso dei viaggiatori in uscita verso tutte le direzioni. Ahimè, tutti vanno di fretta. Dietro l'angolo, appena dopo nella linea di fuga prospettica di chi sta uscendo dai tornelli, appare un altro mendicante, molto più giovane, nascosto in modo che il primo non lo veda. Ha un cartello anche lui: "IO DI PIU'".

Il millantatore
Viaggia in un gruppo di cinque o sei persone. E' certamente il più spigliato e anche quello con meno sonno di tutti. La giornata è limpida, il sole sta salendo sulla linea dell'orizzonte e illumina tutto di una strana luce bianca e rossa. Le Alpi innevate si impongono solennemente nel paesaggio, fuori dal finestrino.
- Guardate che meraviglia! Sembrano le montagne dell'Afganisthan!
- Dici? Ma perché, sei stato in Afganisthan?
- No che c'entra, ma le ho viste... in televisione.
- ...
- Beh è come esserci stati, no?

L'uomo con i calzini a righe verticali verde acqua e bluette
Che non ha decisamente bisogno di didascalie.

sabato 1 febbraio 2014

Buona idea, Cattiva idea #6


Buona idea: al sabato, non mettere la sveglia all'alba e sonnecchiare godendosi il giorno non lavorativo.

Cattiva idea: al sabato, non mettere la sveglia all'alba e svegliarsi lo stesso come se non fosse un giorno non lavorativo.