Non comincio mai un nuovo post senza avere prima scelto in titolo.
Stavolta invece.
Non scrivo da tanto, da troppo forse, certamente da troppo se il mio fosse uno di quei blog organizzati nei quali puoi star certo di trovare un nuovo articolo ogni tre, massimo quattro giorni. Che poi magari nei mesi scorsi è anche stato così. Ma ora no, almeno, per ora no.
Ieri sera avevo un peso sull'anima.
Uno di quei macigni esistenziali che non sai come spiegarti e che ti tengono in ostaggio dalle sette di sera in avanti.
Sarà la primavera.
Sarà il cambio dell'ora.
Sarà la domenica.
Saranno tutte queste scuse e altre ancora, più futili e più banali.
Ieri sera ho aperto la finestra e ho sentito odore di pesce grigliato.
Il che, in un condominio torinese a fine marzo, è almeno strano.
Con l'odore ancora nel naso ho inghiottito più aria possibile cercando di fare luce sul mio magone.
Che cos'hai?
Niente.
Non lo so.
Insofferenza.
Paura.
Tachicardia.
Ho provato a descriverlo a parole, mentre mi stava a sentire.
Ho detto quel paio di frasi che in testa mi girano da un po' e con vividissima lucidità mi si ripresentano a notte fonda, peggio della peperonata, e non mi fanno dormire.
Quel paio di frasi che, per pudore e per qualcos'altro che forse capirete, non scriverò qui.
E' strano come mi basti poco per alleggerirmi.
Mi basta un dialogo, qualcuno che ascolti, che mi risponda, che mi prenda per mano.
Beh, no, non qualcuno così, a caso.
Non che abbia risolto gran che, ma la serata ha preso a girare diversamente, più fluida, meno grumosa, se per grumo riuscite a visualizzare quel blocco in gola, quel peso sul cuore.
Devo smetterla di pensare che basto a me stessa. Ho bisogno di
parole
presenza
comprensione
aiuto
sostegno
Di sapere che tutto andrà bene, in un modo o nell'altro.
Di sapere che posso prendere direzioni scegliendole, che gli eventi possono piegarsi in base al mio modo di agire.
Ho aperto gli occhi dopo sogni strani con indiani e metropolitane affrescate.
Mi sono alzata che è lunedì e io... beh io ancora un frammento di magone me lo porto dietro.
Cercando, mio malgrado, di addomesticarlo come non so fare.
Stavolta invece.
Non scrivo da tanto, da troppo forse, certamente da troppo se il mio fosse uno di quei blog organizzati nei quali puoi star certo di trovare un nuovo articolo ogni tre, massimo quattro giorni. Che poi magari nei mesi scorsi è anche stato così. Ma ora no, almeno, per ora no.
Ieri sera avevo un peso sull'anima.
Uno di quei macigni esistenziali che non sai come spiegarti e che ti tengono in ostaggio dalle sette di sera in avanti.
Sarà la primavera.
Sarà il cambio dell'ora.
Sarà la domenica.
Saranno tutte queste scuse e altre ancora, più futili e più banali.
Ieri sera ho aperto la finestra e ho sentito odore di pesce grigliato.
Il che, in un condominio torinese a fine marzo, è almeno strano.
Con l'odore ancora nel naso ho inghiottito più aria possibile cercando di fare luce sul mio magone.
Che cos'hai?
Niente.
Non lo so.
Insofferenza.
Paura.
Tachicardia.
Ho provato a descriverlo a parole, mentre mi stava a sentire.
Ho detto quel paio di frasi che in testa mi girano da un po' e con vividissima lucidità mi si ripresentano a notte fonda, peggio della peperonata, e non mi fanno dormire.
Quel paio di frasi che, per pudore e per qualcos'altro che forse capirete, non scriverò qui.
E' strano come mi basti poco per alleggerirmi.
Mi basta un dialogo, qualcuno che ascolti, che mi risponda, che mi prenda per mano.
Beh, no, non qualcuno così, a caso.
Non che abbia risolto gran che, ma la serata ha preso a girare diversamente, più fluida, meno grumosa, se per grumo riuscite a visualizzare quel blocco in gola, quel peso sul cuore.
Devo smetterla di pensare che basto a me stessa. Ho bisogno di
parole
presenza
comprensione
aiuto
sostegno
Di sapere che tutto andrà bene, in un modo o nell'altro.
Di sapere che posso prendere direzioni scegliendole, che gli eventi possono piegarsi in base al mio modo di agire.
Ho aperto gli occhi dopo sogni strani con indiani e metropolitane affrescate.
Mi sono alzata che è lunedì e io... beh io ancora un frammento di magone me lo porto dietro.
Cercando, mio malgrado, di addomesticarlo come non so fare.