venerdì 11 giugno 2010

Vivere per addizione

«A volte ho cercato di discutere con alcuni di questi signori e, a parte i limiti culturali e l'estremo egoismo che coglievo nella loro visione del mondo, ne ho ricavato l'impressione che non avessero mai fatto un vero salto al di là del confine, se non probabilmente a occhi chiusi. Perché chi fa questo salto a occhi aperti si accorge di diventare in un attimo l'altro dell'altro. E forse al ritorno entro i propri confini guarda l'altro, il presunto usurpatore, in una nuova luce e magari cerca il contatto, il confronto. [...] Lo so: ho lanciato una pallina di gomma contro un muro, indicando una strada difficile da percorrere. [...]
Ma ora non posso e non voglio più tornare indietro. Voglio vivere per addizione, miei cari, senza dover scegliere per forza tra Nord e Sud, tra lingua del cuore e lingua del pane, tra me e me. Sono stufo delle risposte di campanile o di opportunità, risposte ipocrite, bugiarde, come quando da bambino ti chiedevano: "Vuoi più bene a mamma o a papà?", e tu stavi imbambolato, non capivi la domanda, e gli adulti idioti insistevano: "A chi vuoi più bene, parla, gioia mia". A tutt'e due, pensavi tu, ma stavi muto per paura di sbagliare. E pure a mia sorella e ai nonni, agli zii e ai miei amici. A tutti.»
Carmine Abate.

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