giovedì 29 maggio 2014

Piccole cose

Che di cose piccole si vive.
Di dettagli luminosi che si fanno avanti nel grigio della ripetitività.

Di piccole cose piccole.
Momenti, che ci ripensi l'attimo prima di addormentarti e l'angolo della bocca si curva all'insù.

Basta niente.

La tua collega di ufficio che il lunedì mattina ti regala un libro senza la scusa di un'occasione, così, perché l'ha visto e ti ha pensato.

Il quarto d'ora di sonno, distesa sul prato del parco, alle due di pomeriggio di sabato, in lontananza solo i vecchietti della bocciofila che si sono dati appuntamento per giocare.

Il brivido nel provare che effetto fa avere la fede al dito.

Venti persone molto più grandi di te che si complimentano per la bella lezione che hai tenuto (e per la quale non hai dormito per diverse notti).

Tua cognata che, prima di partire, ti ha piegato tutti i sacchetti del carrefour a forma di triangolino e ora non si incastrano più nell'ultimo cassetto.

Chiamare per chiedere 'vieni a cena stasera da me?', sentirsi rispondere 'ma certo!'

Regalarsi una manicure con lo smalto rosso semipermanente, bellissimo.

Piccole cose piccole.
Nonostante la fatica, la stanchezza, la rabbia, le delusioni per tutto il molto altro che accade,
io
preziosamente
resto a galla

e sguazzo.



venerdì 23 maggio 2014

Quattro mesi, quattro giorni

E poi.

E poi...

E poi - Annunciazione, Annunciazione - squillino le trombe, rullino i tamburi, cantino i galli e scoppino i fuochi d'artificio,

poi, carissimi tutti, CI SPOSIAMO!



:)



lunedì 19 maggio 2014

Buona idea, Cattiva idea #8



Buona idea: Partecipare alla Mangialonga di Albugnano e godersi una soleggiata domenica di maggio all'aria aperta.

Cattiva idea: Partecipare alla Mangialonga di Albugnano e, grazie alla soleggiata domenica di maggio, riportare come souvenir un'invidiabile abbronzatura da muratore.


giovedì 8 maggio 2014

Cose belle #3

La tua prof di italiano delle superiori che ti manda un messaggio su Whatsapp con le foto dei 'Principia Philosophica' della Scuola filosofica che avevi fondato in terzo liceo con altre quattro inguaribili cazzare come te.
E la conferma che sei sempre stata e che continui ad essere un'inguaribile cazzara, come a quindici anni.




sabato 3 maggio 2014

La casa del nonno

La casa del nonno ha il campanello che trilla fortissimo e con lo stesso rumore assordante squilla il citofono, quando qualcuno arriva.
La casa del nonno ha pavimenti di graniglia diseguali, anni 60, e porte che scricchiolano, che quando le chiudi si sente il vetro, malamente incastrato nella cornice di legno, che vibra. Un vibrare diverso per ogni stanza. Se sei lontano, riesci a riconoscere quale porta si apre, quale si chiude, grazie a quel suono.
La casa del nonno ha mobili tutti diversi, e poltrone pesanti di uno strano marrone retrò.
Ha una vetrina bellissima, dentro ci sono servizi da the, da caffè, servizi di bicchieri di cristallo col filo d'oro, coppe da champagne che lo champagne non l'hanno mai visto.
La casa del nonno ha la nonna, che sbuca silenziosa dagli angoli, una presenza leggera e costante.
Come il ricordo che mi porto dietro, io piccola, piccola tanto, a stento ricordo i suoi occhiali, la sua sedia a rotelle, la sua voce.

La casa del nonno trasuda mio nonno, che l'ha abitata per più di vent'anni da solo.
I quadri storti.
I tappeti inchiodati al pavimento, così non si muovono.
Lo scotch che ripara ogni cavo elettrico, ogni manico di padella usurata.

Se alzi un oggetto qualunque ci trovi un post it.
'Alla nipote Valeria'.
'Al figlio'.
'Alla nuora'.

Esorcismi precisi.
I pensieri netti, senza sfumature, del maresciallo della forestale.

Mio nonno non c'è più da quasi due anni.

E' morto e io ho chiesto: 'E' stata una morte veloce, indolore?'.
Che questo era quello che mi importava.
Mio nonno ha vissuto tantissimo, era l'ultimo dei miei nonni.

La casa del nonno. Non ci ho mai camminato con tanta familiarità.

Nel bagno c'è un mobiletto di legno con un cassetto. Lo apro. Ci trovo biglietti di auguri da parte di tutta la famiglia. Per Natale. Per gli 80 anni. Per i 90.

La casa del nonno ha una stanza più piccola delle altre, dentro c'è un baule gigante, di quelli con gli angoli rinforzati in metallo.
Il baule che apro e sprigiona l'odore pungente della canfora, quello più acre del chiuso.

I gesti lenti, rituali.
Il mio vestito della comunione.
L'abito da sposa di mia madre.
Il mio corredo.
Lenzuola ricamate, asciugamani, tovaglie di fiandra, copriletti tessuti al telaio.

Il nonno e le nonne, lì dentro, mi hanno vista già grande.