lunedì 15 dicembre 2014

Alice nel paese dei call center

E' stato più o meno un anno e mezzo fa quando per la prima volta sono entrata nel blog di Dalila: Le mie prigioni (Silvio Pellico stava meglio). Ricordo che per me era un periodaccio, una di quelle curve negative della sinusoide dell'umore che testardamente si ostinava a durare tanto, ma tanto.
Ho sbirciato dalla finestra di Dalila e ho trovato un'anima affine alla mia. Una sorta di transfert di freudiana memoria, quella sensazione che ti fa dire: guarda, siamo uguali. Dalila lavorava in un call center e raccontava la sua tragicomica esistenza professionale in post agrodolci, spesso malinconici, sempre ironici. Quello che ci voleva, in quel momento, per me.

Ho continuato a leggere le sue evoluzioni - e continuo tuttora - perché sempre, come quella prima volta, mi succede di riconoscermi nelle sue parole e nei suoi stati d'animo, nonostante non ci conosciamo davvero, viviamo in posti differenti, abbiamo storie diverse.

Succede che Dalila ha scritto un libro. Io l'ho comprato, subito. E l'ho letto.

Torino-Milano, Milano-Torino, Torino-Milano. Ci ho messo tre tratte da pendolare sul Frecciarossa, la metà del tempo abbarbicata al vano porta-valigie, all'impiedi, ché il treno era pieno.
L'ho letto sbuffando le due volte che ho dovuto interromperlo per scendere dal treno e andare a lavoro e portandomi dietro entrambe le volte la sensazione di consueta simmetria tra i miei pensieri e quelli di Dalila, tra le sue parole e quelle che io avrei voluto dire.

Alice nel paese dei call center è la storia di una ragazza italiana, quasi trentenne, laureata, che per campare, per essere autonoma e indipendente, si impone di resistere al contratto precario che la lega a un call center per sei mesi, temendo e sperando quando la fine del contratto si avvicina, combattendo contro i demoni che tutti quelli che fanno parte della mia generazione e si sono avventurati alla ricerca di un lavoro conoscono fin troppo bene: frustrazione, precarietà, senso di inadeguatezza, rabbia.

Io non ho mai lavorato in un call center. Per fortuna. Non ho mai sperimentato la realtà grottesca e spesso umiliante che racconta Dalila nelle sue pagine (e nei suoi post). Per fortuna.
Ma ecco.

Lo sforzo di chiedere i soldi ai genitori, quando un lavoro non lo trovi.
Il senso soffocante di sconfitta che ti assale, quando consideri l'eventualità di ritornare nella tua meridionale città di provincia, con le pive nel sacco, e insieme la sensazione di trovarti fuori posto ogni volta che ci torni per periodi più lunghi di un weekend e il pensiero che forse se fossi rimasta, se non avessi saputo cosa c'è fuori, nel bene e nel male.
La consapevolezza dell'inutilità di anni di studio, e fatica, e contemporaneamente la rabbia per non averlo capito subito, a vent'anni, cosa c'era nel mondo fuori. La voglia di gridare in faccia alle matricole: pensateci bene, ma bene davvero, al tempo che state spendendo (perdendo) in queste aule universitarie.
L'invidia per chi ha una vita programmata, un posto sicuro, una routine che magari l'annoia.

Tutto questo, con colori così vividi e contorni così netti, io lo conosco. L'ho vissuto. Ci ho fatto i conti spesso e bene.

Per questo credo che il libro di Dalila valga la pena di essere letto. Anche da chi - come me - non ha mai messo piede in un call center. Anche - soprattutto! - da chi non sa cosa significa fare parte di questa massa di giovani inadatti, troppo preparati o con troppo poca esperienza, troppo poco choosy, svalutati, immiseriti dal mercato del lavoro. Troppo grandi o troppo piccoli. Come Alice, che non riesce a passare dalla porticina e subito dopo annega nel suo mare di lacrime.

Perché bisogna provare a capire, ad immedesimarsi. Oppure a riconoscersi, a lasciarsi andare alla consapevolezza di non essere da soli.

Perché per persone come me e come Dalila, ostinatamente, le parole sono speranze.


[Il libro, se volete, lo trovate qui]

16 commenti:

  1. Di fondo c'è rimasto la speranza :)
    A volte questo mi basta..

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    1. Non è poco, Marco, tocca aggrapparcisi con tutte le forze..

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  2. complimenti a Dalila per la scelta del nome della protagonista

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  3. Quella dei call center, pur se solo indirettamente, è una realtà diffusa e con tante sfaccettature che spesso noi nemmeno immaginiamo, eppure...
    Hai fatto un bel "promo" al libro della tua amica, io ti mando un salutone grande grande :)

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    1. E' vero: un mondo sommerso che è difficile raccontare con la leggerezza che ho scoperto in questo libro.
      Ti abbraccio, Maurizio!

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  4. mamma mia i call center... ricordo di aver letto un libro un po' di anni fa sull'argomento. Bellissimo titolo, complimenti

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  5. Ho appena letto qualche post sul blog di Dalila e credo che comprerò il libro. Approfitto per segnalarvi che si trova anche su Amazon!

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    1. Sono davvero contenta! Se lo leggi mi farebbe piacere scambiarci le opinioni!

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  6. Concordo con te, da laureata anch'io, per fortuna lavoro, ma in un campo diverso e ... vorrei urlarlo anch'io a queste persone a cosa vanno incontro andando all'università! Per carità, io l'ho fatto e l'ho continuata lavorando per piacere personale, ma prima di iniziare a lavorare avevo il paraocchi e credevo ancora alle favole sul lavoro dei sogni. Ora non più!

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    1. La consapevolezza arriva solo dopo esserci passati in prima persona, mi sa...

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  7. Cioè. Io l'ultimo aggiornamento l'ho fatto dal cellulare, non ho potuto fare il giro solito dei blog ed oggi, finalmente da pc, passo da 'casa tua' (sempre la prima che visito) e scorrendo in giù per recuperare gli arretrati trovo questo gioiello... Vale, non saprò mai dirti grazie abbastanza. E non solo perché hai dato ad Alice e a me l'occasione di raccontarCi, ma soprattutto perché, come hai detto, non ci conosciamo personalmente, viviamo in città diverse, abbiamo vite diverse. Eppure tu hai seguito quel filo che ci collega in qualche modo da subito, e che sento anch'io, e non immagini quanto le tue parole siano preziose per me. Grazie di cuore, davvero, mi hai fatto un immenso regalo di Natale!

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    1. E' sempre bellissimo riconoscersi in un'altra persona... è un privilegio, una cosa preziosa... grazie a te! :*

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  8. Sono passata sul blog dell'autrice su segnalazione, e da lì da te. Mi interessa l'argomento, e la scrittura è solida, cosa rara. La tua recensione aggiunge la ciliegia, credo che comprerò il libro. Grazie.

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    1. Grazie a te. Credo che non te ne pentirai! Buona lettura!

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