lunedì 20 maggio 2013

Le cose che amo di Torino/il Salone del Libro

Immaginate uno spazio enorme. Fatto? Ora rendetelo più enorme, diciamo il doppio.
Spalmatelo di moquette colorata in modo che, camminando, i vostri passi rimbalzino ovattati e comodi lungo sentieri più o meno tracciati, in una rete di linee che s'allacciano, in una rete di linee che s'intersecano (cit.).
Fate scendere dal soffitto uno stormo di cartelli indicatori, una mappa aerea che vi propone un ventaglio di possibili direzioni e percorsi, una roba tipo questa:

Me stessa al Lingotto Fiere

Ora guardate gli spazi venuti fuori dalla scacchiera delle vie colorate: piccoli e grandi rettangoli grigi, con il pavimento di cemento e lo sporco agli angoli. Una bella geometria armonica in due dimensioni.
Adesso, piano piano, guardate crescere in questi mini-lotti di terreno urbano la dimensione verticale dell'altezza: gente che di mestiere sta tendenzialmente dietro una scrivania, le mani sempre a ticchettare su una tastiera, d'improvviso trasformata in manovalanza operaia, armata di martello e chiodi e scotch e scopa e paletta, tira su stand spartani o curatissimi, tutti bianchi o ipercolorati, disordinati o organizzatissimi. 
Seguite, adesso, quegli omini col caschetto giallo anti-infortunio alla guida di camioncini pieni di pacchi, guardateli fermarsi davanti a ciascuno di quegli stand appena costruiti e scaricare come postini scatole e scatole con sopra solo i nomi dei destinatari, ciascuno dei quali le ritira soddisfatto.
Ora, mettete loro in mano un cutter, o un paio di forbici, o una chiave, o la buona volontà e guardateli aprire uno ad uno tutti i pacchi ricevuti e tirare fuori il contenuto.
Libri.
Solo libri.
Migliaia e migliaia. E migliaia.
Li sistemano in bella mostra sulle superfici sgombre, li impilano se c'è poco spazio, curando di destinare il posto migliore al titolo di punta, li incastrano come un tetris gestendo le cromie delle copertine e le dimensioni dei dorsi e il materiale più o meno rigido di ognuno di essi.
E' tutto pronto per il giorno dopo, che è giovedì.
Avete chiaro in mente questo quadro, questo ordine meticoloso, questa aspettativa e questo lavoro dietro le quinte?
Bene. 
Adesso, fate esplodere lì dentro il caos: persone, ombrelli, musica, persone, slogan, voci, persone, biglietti, code per entrare, persone, eventi, vip, presentazioni, persone, libri, persone, persone, libri libri, libri.
Così, per cinque giorni, dalle 9 alle 23.
Questo è il Salone del Libro di Torino, ogni anno.
E ogni anno, per me, è una bolgia paradisiaca! L'ho vissuto, nel 2010 e nel 2011, da interna addetta ai (pur umillimi) lavori, l'anno scorso l'ho mancata di un migliaio di chilometri, quest'anno me la sono goduta da visitatrice esterna venerdì e sabato.
Come sempre, la cifra principale dell'esperienza è data da due elementi: essere frastornata e con i piedi doloranti per tutto il tempo di permanenza all'interno dei padiglioni e avere un costante sguardo inebetito passando di casa editrice in casa editrice (ho evitato, per ovvie ragioni, i megastore di Mondadori e Feltrinelli), con la voglia di comprare tutto e niente.
Eppoi ci son stati gli incontri: smaltita la delusione per non aver trovato posto alla lettura pubblica della calviniana "giornata di uno scrutatore", mi sono rifatta con Daria Bignardi, Lella Costa (per l'ennesima volta), Vauro e Zerocalcare, del quale ho rinunciato ad avere l'autografo, visto che aveva uno stuolo di fan in coda che neanche Di Caprio ai tempi di Titanic, ma che, posso dire, vanta una versione in carne e ossa davvero somigliante a quella fumettosa!
Ho acquistato poco, davvero poco, ma a mio dire, delle vere perle:

Il Conte di Montecristo di Dumas - che fa parte del mio personale empireo di libri più belli mai scritti - nella nuova edizione Donzelli (l'editore, per inciso, mi ha rivelato che vorrebbe portarselo nella tomba)


La riduzione per bambini di Tristano e Isotta, meravigliosamente illustrata, sempre per Donzelli, perché questa storia è il mio demone irrisolto, c'ha appiccicati sopra ricordi bellissimi, magoni fortissimi e momenti fra i più brutti che ho vissuto, ma in questo libro è talmente leggera e visionaria da bastare a se stessa


L'Infinito magnetico. Qui son davvero capitolata.


Ché Leopardi è sempre, fottutamente, insuperabile e trovarselo ogni mattina davanti agli occhi sullo sportello del frigo fa bene al cuore e apre i sensi al meglio.
Per non dire della sfida di ricomporlo parola per parola come un puzzle, a mezzanotte, con il consorte complice e la Mater a sciorinarlo a memoria improvvisando.

E sì, potete essere invidiosi.
Sì, siatelo. 
Fortissimo.

12 commenti:

  1. Il disegno di Tristano e Isotta è STUPENDO. Uno stile che amo, sai?

    P.s. il conte di Montecristo gran bel libro sulla rivalsa ;)

    Moz-

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    1. Sì è vero, e tutto il libro è così! :°))
      E il conte di Montecristo è una genialata dalla prima all'ultima pagina :D

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    2. Piace molto anche a me!
      Io invece mi sa proprio che ho la storia di Tristano e Isotta (e altri miti) disegnata in quel modo. Puoi controllare se sono disegni nuovi o degli anni 60?

      Moz-

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    3. Ho controllato e pare che le illustrazioni siano del 2009.. sono di tale Aurélia Fronty

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  2. cioè... dimmi che hai comprato un infinito magnetico pure per me...
    (e incommensurabile invidia per zerocalcare, che lo amo visceralmente e spero tanto che di presenza sia un cesso, altrimenti il mio matrimonio potrebbe risentirne...)
    (un giorno tornerò a torino, al salone del libro... ma DA SOLA, senza marmocchie d'appresso che rallentino e/o ostacolino il godimento)

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    1. eheheh è una chicca evvè? in realtà stavo per comprarti un libro che si intitola "le figlie di Lilith", ma alla fine ho desistito perché il titolo era assai più bello del resto...
      zerocalcare, giuro, è identico a come si autodisegna, e l'abbiamo visto farlo in diretta in tipo 30 secondi! :D

      ps: torna, sta casa aspetta attè!

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  3. Già all'idea di Tristano e Isotta versione baby m'ero tutta fomentata....però davanti l'Infinito magnetico posso anche piangere per la commozione!!!! Lo voglio!!!!!!!

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    1. E' troppo bello! Ma avrei giurato che avresti preferito il sabato del villaggio... :))

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  4. No vabbè... io lo sto già vedendo sulla cappa della mia cucina. I want it!

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    1. Mi pare di ricordare (ma controllerò) che la casa editrice che se l'è inventato sia romana, quindi potresti anche trovarlo con relativa facilità... :D :D

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  5. Ho visto le immagini del Salone al tg e rosicato tantissimo per non esserci potuta andare... io che vivo di carta e parole, praticamente!!! Avrei speso una fortuna, ma sarei stata una donna appagata :) P.S. L'infinito magnetico è il top!! :)

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    1. Il Salone val bene una visita, credimi! Pensaci per l'anno prossimo ;)))

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