lunedì 3 giugno 2013

Briatore chi?

Prendi un treno il venerdì pomeriggio da Torino Porta Nuova, con il sorriso ebete e il friccicòre di chi sa che poche ore dopo le rivedrà, dopo sette mesi, quelle con cui ha condiviso un anno in Vaticano, ma che di 'papale' al più hanno l'esplicito senso dell'umorismo.
Passi due giorni in simbiosi con tutte, al confine fra Liguria e Toscana, ospitata da una di loro, una specie di Wonder Woman bibliofila e bibliotecaria, che per comune accordo chiameremo "la Zia".
Le altre, nell'ordine peninsulare da nord a sud, sono:
- la "Laica", romanissima, esperta di studi religiosi e blasfema per vocazione;
- l'"Esplosiva", partenopea, mia compagna di banco nelle aule vaticane, non le manda a dire e ti ci manda con classe, all'occorrenza;
- l'"Intrusa", sorella dell'Esplosiva, unica a riuscire a non mettere la parola "biblioteca" in una frase per più di un'ora, ché lei fa Architettura, beata.

Le reazioni alla proposta sul cosa fare il sabato sera in quel pezzo di costa nomato "Versilia" sono state:
"Sì daii!!!" (l'Esplosiva e l'Intrusa)
"Vi ci porto!" (la Zia)
"Ma state scherzando, vero? (la Laica ed io)

La proposta in questione era: andare a cenare e a ballare al Twiga.
Per chi non lo sapesse - e io non lo sapevo - il Twiga è l'esclusivissimo e fashionissimo beach club di quel sobrio ometto di Flavio Briatore, un posto che si annuncia di classe già dalle locandine degli eventi pubblicati sul sito, robetta così:



In sintesi, quanto di più lontano esista dal mio universo conosciuto, nonché dal panorama di situazioni in cui posso non dico rilassarmi, ma anche solo sentirmi a mio agio. Ciononostante, forti della convinzione che sia la compagnia a far riuscire la serata e non già il luogo che ospita il tutto, la proposta viene approvata, con tutto il seguito dovuto di trucchi, parrucchi, tacchi e pochette.

Ora.
Se io penso a Briatore, le prime cose che mi vengono in mente sono conti in banca con troppi zeri e un figlio dal nome improbabile allevato su uno yacht. Una roba che, traslata in un locale che è da lui finanziato e pubblicizzato, va per forza oltre i normali standard del divertimento, pur stiloso-fashion-sciarpettaperl'uomo-minigiropasseraperlei. E va bene che il mio senso di inadeguatezza alle serate mondane mi aveva imposto un'aspettativa forse eccessiva nei confronti del luogo in questione.
Però.

Ecco, la mia etica filologica mi impone una totale, imperitura, dissacrante e malevola demolizione della fama del Twiga, che è quanto di più immeritato possa esistere, anche peggio di quella del sushi.

Entri, accolto da una delle "giraffine", le vallette del posto, fasciata nella divisa di ordinanza: mini-miniabito rosso fuoco e trampoli di vernice nera; si apre davanti ai tuoi occhi di topino di campagna una sorta di loft multilivello in penombra, dove l'unica cosa a spiccare sono le sedie, no i troni per i clienti: alternativamente, tigrati o leopardati. Fine, nevvero? Dice che è per dare un'atmosfera africana, da cui il nome. Sarà. Vabbè.

La cena: saporita, per carità, ma niente di che, soprattutto porzioni da dieta ipocalorica; unica nota positiva: niente bottiglie di vino a tavola, i camerieri con agile mossa ti riempiono il bicchiere non appena lo vuoti, ad oltranza.

Il materiale umano: sicuramente l'elemento più divertente della serata, c'era di tutto, dallo sguaiatissimo addio al nubilato, al tavolo "dieci uomini e una gnocca"; segnalo solo, per dovere di cronaca, l'uomo dalla mise più improponibile, pantaloni melanzana, camicia bianca e panciotto di raso bianco (ribattezzato il Bianconiglio), e il settantenne dalla pelle arancione "Silvioaportaaporta" e i capelli bianco ottico che brillavano di luce propria (ribattezzato la Supernova)

La musica: ecco qui proprio c'è stato il tracollo. Io pensavo che le "atmosfere sonore ricercate e suggestive, dove passione e ritmo si fondono al profumo del mare" (cit. twigabeachclub.com) potessero in qualche modo prendere vita, checcacchio, se non altro per dire che no, non è mica un posto come gli altri, Briatore sarà pure un milionario del caxxo, però i suoi soldi li investe bene, mi riempie di atmosfere sonore ricercate e suggestive, sono tutta fusa con il profumo del mare, e invece niente, manco per idea, i soliti malefici Maracaibi, le solite banalissime mani alla cintura e mueve la colita-ita-ita, lo strasentito trash degli anni '80 e '90 e, in conclusione, dell'anonimo e fastidioso tunz-tunz-tunz. Roba che la peggior dicoteca di Catanzaro Lido farebbe di meglio.

La perla: un dettaglio che, a mio parere, riassume l'essenza di tutto, cibo, gente e musica: qui e lì, per tutto il locale, sono installati dei monitor che mandano in loop un montaggio di riprese delle serate migliori del Twiga, senza audio, che se dovessi scegliere un epiteto, un titolo sintetico che riassuma la filosofia che sta dietro a questo prodotto visivo e che muove le braccia di questo teatrino sarebbe: Comunque Tette. Non importa che tu stia riprendendo l'arrivo di un mega-vippazzo sulla soglia del locale, o che violinisti e acrobati riempiano la pista, o che i giochi di luce siano strabilianti col mare sullo sfondo: l'essenziale, bello mio, è che ci siano le tette. Tante, tante tette. Tutt'al più i culi, toh. Ma meglio le tette. Per andare sul sicuro.

Ecco, io non so cosa spinga decine e decine i persone ad immolare i propri soldi e la propria dignità in una fila chilometrica per entrare in questo posto, non lo so cosa le convince a scegliere questo posto e non un altro, non lo so e soprattutto non riesco a capirlo, non lo giustifico e mi sento in diritto di deriderlo, nonostante alla fine i 30 euro glieli ho lasciati anche io, ma è vero, è proprio vero, è la compagnia che fa il tutto.

Solo una persona, nel mucchio di capre ricoperte di paillettes e autoabbronzante, mi ha convinto che sì, forse almeno un modo per godersela senza abdicare del tutto ai neuroni e senza per forza dissacrare come un caterpillar c'è: stava nell'angolo, appena fuori dallo spazio dei tavoli, dove comincia la spiaggia e il regno dei fumatori; aveva i guanti di gomma gialli e il secchio di fianco, aspettava che uscisse la persona chiusa nella toilette per pulire, ché lei lì ci sta perché ci lavora, a lei la pagano per stare dentro al Twiga.
Ma lei, alla faccia di tutti i Briatore e di tutte le Porche parcheggiate nello spiazzo riservato ai clienti, alla faccia di tutte le bottiglie di champagne a 50 euro, alla faccia delle liste dei PR e alla faccia mia che non sono in grado di lasciarmi andare, lei, da sola e divertita, ballava.

12 commenti:

  1. A me la prima cosa che viene in mente di Briatore è l'imitazione di Crozza (leggi: un ca**one decerebrato, e pure un po'avariato). Davvero agghiacciante questo Twiga, ma sicuramente è stata un'esperienza antropologica irripetibile!
    Bellissimo il finale :-)

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    1. Credimi, Piero Angela avrebbe potuto montarci sopra un ottimo Super Quark!
      E "ca**one avariato" è una citazione coltissima! :D:D:D

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  2. Sai una cosa? A volte la gente riesce a sentirsi gente, o viva, solo mettendosi in fila e pagando euros per entrare in questi club che, alla fine, non è che siano esclusivi o nobili, altroché.
    Beh, ognuno è fatto a modo suo, e per quanto Briatore (chi??) non me lo sia mai cacato di striscio, se fa i soldi con gente che si sente gente così, ci ha visto giusto :)

    Moz-

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    1. Quanta tristezza questo girare dell'economia (leggi: arricchire singoli sovrastimati) basato sul nulla cosmico! E poi davvero: l'apologia del cattivo gusto...

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  3. Che tristezza il Twiga... e se te lo dice una come me ,
    che da 40 anni passa l'estate in Versilia ci puoi credere...
    triste la gente imbalsamata, triste i macchinoni al parcheggio , messi li per far vedere che il "posto è di livello" , squallida la fila " FALSA" all'ingresso ... dico falsa perchè te la fanno fare apposta... perchè fa figo avere cento persone in coda per entrare... poi entri ed è mezzo vuoto.. fosse per me locali come quello in versilia chiuderebbero in un attimo!

    Peccato che l'apparire ( e l'avere quattrini ) sia così importante per tante persone....

    p.s. Ma una foto al " BIANCONIGLIO" la dovevi fare... trenta euro per vedere uno conciato così magari li spendevo volentieri!!!

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    1. Ecco, visto com'era il primo giugno, non oso immaginare cosa diventi in piena estate!! Peccato davvero non aver immortalato il Bianconiglio, anche se credimi: ce n'erano di soggetti meritevoli...

      ps: benvenuta e complimenti per l'intervista bacata ;)))

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  4. hAHAHAHAHAHAHAH a parte il "Comunque tette" che già rotolavo dalle risate, ma la cosa più bella è pensare alla tua faccia, seduta sul trono leopardato... EPICO. ahahahahahahahahhaahahahah (scusa, la smetto) ahahaahahahahahah.

    Anche se un'esperienza trash nella vita, non può far che bene!

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  5. Non credo avrei avuto mai il coraggio di entrare in un posto così. Le rinomate discoteche romagnole dei miei 18 anni sono il massimo che sono riuscita a fare. Dopo il tuo racconto, poi, giammai!

    Le tette governano il mondo. Ecco perché io ho una seconda.

    La signora era una grande!

    Ti bacio

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    1. Considera che, in 27 anni di vita, a me è capitato quelle due o tre volte, e mai per mia scelta. E' che voglio molto bene alle mie compagne d'avventura e cosa non si fa per amicizia... :)

      ps: io ho una terza, ma compenso col culo. E no, non di quelli che piacerebbero a Briatore & co.

      Un bacione!

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  6. ora io mi domando...
    la mia prima che aspira ad una seconda come sarebbe percepita al Twiga?

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    1. come una wannabe Gregoraci... però con un bel po' di paillettes si può ovviare :D

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