Chi l'avrebbe mai detto, allora, che ci saremmo piaciuti.
Chi l'avrebbe mai detto che a parlare, e parlare, e parlare, saremmo diventati l'una il salvagente dell'altro, l'altro dell'una, in quello strano stagno melmoso che è l'adolescenza.
Chi l'avrebbe mai detto che a furia di calamitarci, avremmo reso possibile l'andare e il venire, lo stare nello stesso posto sempre per poco.
Chi l'avrebbe mai detto che saremmo cresciuti, che avremmo messo da parte i sogni e le ipotesi e avremmo cominciato a costruire, pezzo a pezzo, uno spazio e un tempo da vivere insieme.
Chi l'avrebbe mai detto che non ci sarebbe bastato mai il presente, che il bello dello stare sarebbe stato il proiettarsi in avanti, sempre con un progetto da realizzare, qualcosa a cui tendere.
Chi l'avrebbe mai detto che saremmo stati in grado di creare qualcuno che non c'era, e ora c'è, si muove e pretende di esserci, non può farne a meno, non ne potremmo più fare a meno.
Chi l'avrebbe mai detto che saremmo stati in grado di stracciare ogni schema, ogni abitudine, di piegarci e non spezzarci sotto il peso della stanchezza e del tempo che manca.
Chi l'avrebbe mai detto che le parole non sarebbero state sempre così necessarie, che ci sarebbe bastato il tempo di un respiro preso insieme, per sapere di sapere, per promettere e restare, per resistere e per vedere oltre, e scoprire la bellezza, insieme alla fatica.
Chi l'avrebbe mai detto che sarebbero passati questi anni, uno per uno, a sparigliare le carte in mille modi, e noi a trovarci sempre e comunque di fianco l'uno all'altra. Più è difficile, più siamo bravi.
Eppure.
Diciotto anni che ti so, che mi sai.
Non voglio nient'altro che questo.
Chi l'avrebbe mai detto che a parlare, e parlare, e parlare, saremmo diventati l'una il salvagente dell'altro, l'altro dell'una, in quello strano stagno melmoso che è l'adolescenza.
Chi l'avrebbe mai detto che a furia di calamitarci, avremmo reso possibile l'andare e il venire, lo stare nello stesso posto sempre per poco.
Chi l'avrebbe mai detto che saremmo cresciuti, che avremmo messo da parte i sogni e le ipotesi e avremmo cominciato a costruire, pezzo a pezzo, uno spazio e un tempo da vivere insieme.
Chi l'avrebbe mai detto che non ci sarebbe bastato mai il presente, che il bello dello stare sarebbe stato il proiettarsi in avanti, sempre con un progetto da realizzare, qualcosa a cui tendere.
Chi l'avrebbe mai detto che saremmo stati in grado di creare qualcuno che non c'era, e ora c'è, si muove e pretende di esserci, non può farne a meno, non ne potremmo più fare a meno.
Chi l'avrebbe mai detto che saremmo stati in grado di stracciare ogni schema, ogni abitudine, di piegarci e non spezzarci sotto il peso della stanchezza e del tempo che manca.
Chi l'avrebbe mai detto che le parole non sarebbero state sempre così necessarie, che ci sarebbe bastato il tempo di un respiro preso insieme, per sapere di sapere, per promettere e restare, per resistere e per vedere oltre, e scoprire la bellezza, insieme alla fatica.
Chi l'avrebbe mai detto che sarebbero passati questi anni, uno per uno, a sparigliare le carte in mille modi, e noi a trovarci sempre e comunque di fianco l'uno all'altra. Più è difficile, più siamo bravi.
Eppure.
Diciotto anni che ti so, che mi sai.
Non voglio nient'altro che questo.