martedì 30 giugno 2015

A come

A come Attesa.
Aspetta. Aspetta. Non parlare subito, non ancora, non adesso. Domani, magari. Domani sarà più reale. Domani parlarne non sembrerà antiscaramantico. Adesso aspetta, sopporta, aspetta.

A come Apnea.
Inghiotti più aria che puoi. Di più. Un po’ di più. Dai, che ce la fai. Inspira e trattieni. Gonfia le guance. Diventa bluastra, se è il caso. Non cedere. Passerà, sta già passando. Ecco, è passata. Anche questa. Intravedi la luce, laggiù, in lontananza?

A come Acqua di mare.
Quella l’hai vista, di sfuggita, un pomeriggio di metà giugno. Il tuo mare. C’era vento e faceva addirittura freddo, ma imperterrita hai voluto sentire quella certa familiare sensazione di sabbia fra le dita, quel certo consuetissimo rumore ripetitivo di vaevieni salmastro. Perché? Perché quest’anno, chissà, forse tornerai, o forse no.

A come Affittasi.
Che impressione che fa. Tornare a casa e vedere il cartello attaccato al portone. Affittasi. Ce ne andiamo. Cerca di non farti prendere dal panico, mentre monti gli scatoloni e impacchetti la tua vita. Cerca di contenere il magone all’idea che questa non sarà più casa tua. Casa vostra. Perché ce n’è un’altra adesso. Più grande, più luminosa, più bella. Più vostra.

A come Autunno.
Vuoi che arrivi presto. Quando sarà autunno tutto comincerà ad essere più consueto, più riconoscibile. Non vedi l’ora, già, non vedi l’ora di inaugurare plaid e divano, accartocciandoti di fronte alla parete color cioccolato. Non vedi l’ora che sia l’ora di comprare un nuovo albero di natale. Non vedi l’ora di costruire nuove, differenti tradizioni e aspettare l’anno dopo, e quello dopo ancora, per riviverle daccapo. Non vedi l’ora di invitare tutti quelli che conosci, di mostrare loro gli angoli e le luci, e i panorami. Le Alpi, di nuovo, finalmente.

A come Adesso.
Il momento giusto. Il luogo giusto. Dice che si riconosce, quando la vedi. Che la senti tua, appena ci entri. Anche se intanto ci sono altre vite, già piene e corpose, ad abitarla. E’ strano. Io non ci credo a queste cose. Eppure. Ci sono dettagli che sono come segnali. Come arrivarci davanti in auto e trovare facilmente posteggio. Come l’ascensore spazioso e luminoso. Come il parco di fronte intitolato a Falcone e Borsellino. Come il nome della via, che ti fa immaginare mentre dici con malcelato orgoglio intellettuale: abito in via Leopardi.

Respira, adesso. Espira, inspira, espira di nuovo. Lo puoi dire. Lo puoi rendere reale.
A come Alla fine.
Appena prima di salutare giugno.