sabato 25 febbraio 2012

Figaro e Olly

Ieri è stata una serata speciale.
Bisogna immaginare due contesti molto diversi.
Da un lato, un teatro, IL teatro di Torino, il suo cartellone operistico. Bisogna pensarlo circa 6 mesi fa, quando mi sono accorta della possibilità di andare a vedere "Il barbiere di Siviglia" di Rossini a un prezzo non economicissimo ma accessibile, quando ho preso la decisione - cofinanziata dal consorte - di acquistare due posti in platea, regalandoci la possibilità di un "lusso culturale", di due ore di eleganza, che una volta l'anno si può pure fare e poi è Rossini ed è quell'opera lì. Bisogna aggiungere la soddisfazione di scrivere l'appuntamento sull'agenda mesi prima, fila 12 posti 37 e 39, l'impazienza del prima e l'entusiasmo crescente, man mano che la data si avvicinava.
Dall'altro lato c'è un gruppo musicale che ha accompagnato la nostra adolescenza e le storie, le tante storie, che sono venute durante e dopo. Canzoni legate a eventi e stati d'animo fissati in memoria. Bisogna aggiungere che il gruppo in questione - gli Shandon - decide di sciogliersi prematuramente sei anni fa, senza aver dato alla sottoscritta la soddisfazione di poterlo vedere suonare dal vivo neanche una volta. Si dica ancora che a dicembre parte la notizia di una reunion provvisoria suggellata da un tour di poche date, una delle quali cade a fagiolo, il 3 febbraio, si comprano biglietti festosi e si programma la partecipazione. Si concluda, infine, che la data salta per neve (quella, tantissima, celebrata dai tiggì) e la delusione iniziale lascia spazio a un'idea malsana e un pò folle che, per l'appunto, si realizza circa 15 ore fa.
24 febbraio arrivo a Torino ore 15.45
Arrivare a casa, rendere fiato due ore, cambiarsi per il teatro - inaugurando vestito nuovo, calza velata e tacchi alti - essere alle 8 seduti in platea al Teatro Regio e gustarsi Figaroquafigarolà, masemitoccanodovèilmiodebolesaròunaviperasarò, lacalunniaèunventicello, zittizittipianopianononfacciamoconfusione, godersi fino all'ultima nota. Dal vivo è davvero un'esperienza sublime.
Rinunciare a partecipare agli applausi di chiusura, voltare le spalle al teatro, dirigersi in macchina.
Occhiata all'orologio.
Possiamo farcela.
Caramagna Piemonte è a 37 km e lì ci sono gli Shandon che suonano.
Sfruttare i semafori rossi per cambiarsi - via i tacchi, le calze, il vestito nuovo, su il look da frikkettona universitaria - arrivare a mezzanotte.
"Da quanto hanno iniziato?"
"Solo tre canzoni"
Sì.
Un'ora e mezza per recuperare l'adolescenza, la voglia di gridare canzoni a memoria e la consapevolezza che se non fosse stato stasera non sarebbe stato mai più.
Il ritorno a casa, alle tre, è pieno di orecchie che fischiano e mezzo guardaroba sul sedile posteriore. La mano destra ha ancora il timbro del locale/centrosociale e la borsetta da sera è sulla sedia dell'ingresso.
E' stato davvero epico. :°).

domenica 1 gennaio 2012

Capo d'anno

Non mi piace capodanno.
Il divertimento a tutti i costi, la retorica di un augurio che non sa di cosa è fatto, i fuochi d'artificio e i luoghi comuni. E' un rito sciocco, spesso rivestito di trash.
Questa data cambiata cosa significa?
Si porta dietro tante linee cominciate da qualche mese, percorsi di cui già vedo il punto di arrivo. Sarà un anno a singhiozzo, cose vecchie da finire, cose nuove e ancora inesistenti da provare a immaginare. E radici, come al solito, da non piantare.
Un anno viaggiante, polilocale.
Se ci penso, quasi vorrei che fosse già finito. Poi dico "vabbè, magari ne vale la pena".
Ne deve valere la pena. Ne varrà la pena.
Questo è l'augurio. Con tutto l'entusiasmo che ho.