venerdì 26 luglio 2013

Se dici tredici

Avevo indosso un pantalone beige e una canottierina della Onyx, una taglia 42 mai più ritrovata, 14 anni e mezzo e una paura fottutissima.
Sei mesi di parole, parole, parole, di inchiostri senza voce e di voci telefoniche e precarie, le schede ricaricabili della Tiscali, un cellulare da poco meno di un mese fra le mani.
Uno squillo, poi anche tu.
Ti penso, mi pensi.

Avevo in testa le canzoni dei Blink 182, di Going away to college

I haven't been this scared in a long time
And I'm so unprepared so here's your valentine
Bouquet of clumsy words, a simple melody
This world's an ugly place, but you're so beautiful to me

Avevo dietro le parole gridate e preoccupate di mio padre.
E se si porta una pistola?
E se non è lui? Se si è finto qualcun'altro?

Avevo accanto il ragazzo della mia compagna di banco a farmi da scorta - nonsisamai - le sue inopportune barzellette a riempire il silenzio imbarazzato che avevo costruito tutto intorno a me.

Ero così piccola.

Avevo davanti l'immagine di quella Cordoba che ancora tuo padre posteggia sotto casa, quella targa numericamente simbolica, quei numeri che così spesso si sono rifatti vivi dopo. Dopo.
Avevo il cuore in gola e la testa su un altro sistema solare, vedendo scendere da quell'auto tua madre, tuo padre, tua sorella imbronciata per la deviazione nel viaggio Roma-Bagheria - una tappa a Catanzaro, perfavore, perfavore -, tuo fratello bambino in un completino verde con Pikatchu .
E te.
Finalmente.
Di già?
No, vai via.

Ciao.
Ciao.

Cazzo, la voce non è mai stata così vicina.

E lèvati questi occhiali, mi hai detto.
No, anche no.
Ma dimmi qualcosa... sono qui...
Eh, appunto.

Mia madre mi telefona, mi chiede se è tutto a posto, mi chiede Allora ne vale davvero la pena?
Sì, biascico.
E non lo penso.

Penso non sono pronta. A tutta questa realtà.
Penso ritorna in chat, ritorna nelle mie lettere, nelle tue, nelle telefonate, nelle parole.
Ritorna incorporeo.

E quanto mi sbagliavo.
E quanta pazienza hai avuto.

Dopo.
Dopo.

A piccoli passi, addomesticata come una volpe, annaffiata come una rosa.
Per due anni.
Quanto mi sono sentita speciale.
Quanto mi sento speciale ancora oggi.

Tredici anni dopo. Il nostro primo incontro dal vero.

E questa storia che non è mai stata legata a un cliche.

Quanto, di tutto?
Di tutto quanto.

Pensa una cosa. La so.
Pensala. Sei la metà della mia anima.
E allora che parlo a fare?

Quanto, dimmi quanto.

Quanto. Lo sai, quanto, ma no è un po' di più.
E' sempre un po' di più.
Ogni giorno.

Non ti avrei rivisto per 14 mesi.
Così tanti cambiamenti, nel mezzo.
Altre persone, altri mondi.

Eppure lo sapevo. Lo sapevi.
Niente da fare.

Quanto?
Di più.
Più vita, più storia, più storie. Legarsi più stretti e scoprirsi perfetti. Insieme.
Impossibile qualsiasi altra combinazione.

E guarda un po'.
Avevi ragione.

18 commenti:

  1. Dio mio che bellezza. Mi hai fatta piangere. Non che ci voglia molto eh ma questo post è meraviglioso :)

    Un bacio cara

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  2. Questo post è stupendo, che belle sensazioni!

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  3. Post bellissimo :)
    In pratica sei una delle prime che ha avuto una storia che dal virtuale è diventata reale :)

    Moz-

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    1. Grazie Moz! Sì, sono una (fortunata) veterana... :)

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  4. Anche io conobbi una ragazza così... poi è finita male.
    Che peccato

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  5. Ma che incontro pazzesco! Che meraviglia! :)

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    1. eh sì Emme_, uno di quei ricordi che ti porti dietro per la vita... ;)

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  6. Bellissima la vostra storia....belllssima anche la descrizione di te.. così piccola, così spaventata , così dolce...

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  7. Valeria, mi ero persa questo post...che sciagurata imperdonabile.
    Che bellezza....
    Davvero succedono cose così? Così magiche?
    Valeria che bellezza...
    Che bellezza!

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    1. Eh succedono, non so quanto spesso, ma succedono... e sono sfacciatamente orgogliosa di poterne essere la prova! Un bacio, cara :*

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