L'avevo detto: dopo quel post di ormai due settimane fa, avrei iniziato una fase iperconcentrata che, è evidente, non mi ha lasciato tempo per il cazzaggio informatico.
Vabbè, siamo sinceri: gli ultimi tre giorni li ho passati stravaccata in riva al mare di Soverato, con in faccia la più menefreghista delle espressioni rilassate. Che mi ci voleva.
Che è successo?
Si è chiuso il master, nostalgicamente, stancamente, saturatamente. L'idea di aver abbandonato quelle tre, quattro persone, con le quali avevo l'impressione di stare davvero bene, al loro ritorno a casa centrifugo (i quattro e più angoli d'Italia), mi ha reso triste e anche un pò incazzata. Come al solito, il nomadismo non fa per me, anche se la mia vita da pallina di flipper non accenna a darsi una calmata.
E poi sono tornata a casa per iniziare il tirocinio.
Che bello.
Prendo in mano e catalogo ogni giorno cinquecentine (vere! :°)), che se mi dicessero "questo è il lavoro che devi fare per i prossimi anni e verrai pagata per farlo" sarei la persona più felice del pianeta. Ma no, povera illusa, è tutto gratis e dura appena tre mesi.
E tra un libro antico e l'altro, sui tavoli della biblioteca, ho ricevuto la mazzata: la scuola vaticana non mi ha accettata.
Fran (cit.)!
Dritto in faccia.
Non me l'aspettavo, no. Pensavo bastasse curriculum, media alta, raccomandazioni laiche e non, ma no. Niente da fare.
Maledetti preti.
Sarà che è la seconda volta che mi succede e forse (forse) tenevo la guardia un tantino più alta, sarà che in fondo (ma molto in fondo) questo rifiuto mi sottrae a mille milioni di km di viaggi e di euro spesi e non mi dispiace... l'ho presa abbastanza bene.
Solo, come al solito, devo riprogrammare la mia vita con la velocità di un ghepardo.
Quindi progetto per l'autunno: trovare un lavoro a Torino che mi impegni tutte le mattine e mi faccia racimolare qualche euro.
In attesa di chiudere in archivio.
E poi chissà dove mi porterà il vento della prossima estate.
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