Ovverosia, con più esattezza, del Salone del Libro 2011 che mi ha visto anche quest'anno bassa manovalante degli stand Rubbettino, pass 'espositore' appeso al collo e scarpe comode il più possibile per resistere alle 12-13 ore giornaliere di apertura. Bilancio, inutile dirlo, ultrapositivo: millemila baracchini editoriali, più o meno grandi e famosi, l'intero Oval Lingotto addobbato a 150ennario, vip scarrozzanti e scarrozzati lungo i tappeti rossi gialli e blu dei padiglioni e me stessa, divertita e stremata, immersa in un'atmosfera sottratta a spazio e tempo per 5 giorni e circondata dai bislacchi e fenomenali membri della casa editrice.
Nella mai troppo sazia categoria degli "ameni visitatori senza un venerdì" si distinguono per livelli d'eccellenza e tempo trascorso in conversazione con me medesima:
- il "perfezionista della Dacia Romana": richiede speranzoso il libro dedicato alla regione storica suddetta, avutolo lo rimira con ardente desiderio, lo sfoglia, lo abbraccia, si accorge di un angolo della copertina leggermente rovinato dal trasporto, si dispera. Viene al banco, richiede un'altra copia, ma ahimè quella è la sola, entra nel panico, lascia il libro, lo riprende, lo rilascia, lo riprende ancora, me lo lascia in custodia per un pò e si fa un giro altrove. Dopo dieci minuti torna convinto: lo vuole. Lo prende in mano, nuovi dubbi lo assalgono, ma la tentazione è troppo forte: lo compra, ma esige uno sconto e si giustifica dicendo: «sono un perfezionista...»
- la "signora aquilana medievale": con un inutile pretesto, abilmente truccato con complimenti per le tante e belle e interessanti pubblicazioni, l'amabile vecchina ottuagenaria mi richiede informazioni sulla storia del Mezzogiorno. Io rispondo con gentilezza e cortesia e lei mi blocca sul contropiede, improvvisando una filippica sulla sua città d'origine (L'Aquila), sui trascorsi medievali, su Federico II, e i suoi figli, e i figli dei suoi figli, per una mezzora buona, mentre la mia mente lavora per analogia e ripensa a nonno Simpson che incastra la cassiera del supermercato rifilando la storia del suo nichelino di rame solo per avere qualcuno con cui parlare.
- il "genovese porco": sfortuna vuole che alla cassa dimoriamo io e la mia compagna d'avventure Teresa, unici due membri dello staff appartenenti al gentil sesso. Il viscid'uomo attacca bottone senza ritegno, pudore, buon gusto, educazione e, nonostante le sue convinzioni, senza una briciola di sexappeal. Infarcisce il suo eloquio con battute oscene, accompagnate da tocchi di mano sulla spalla, cui seguono immancabili allontanamenti da parte nostra, decantando le meraviglie di Genova, città alla quale sta per fare ritorno, senza dimenticare di invitarci per una visita.
Ce ne sarebbero da descrivere, ma mi fermo qui.
Voglio ricordare invece l'incontro che fra tutti quelli a cui ho preso parte mi ha emozionato e coinvolto e infarcito di bellezza più di tutti: la presentazione del nuovo libro di Eve Ensler (quella dei Monologhi della Vagina), accompagnata da Lunetta Savino e la meravigliosa (quanto sono di parte) Lella Costa. Se c'è qualcuno dall'altra parte del monitor, si fidi e lo legga: si intitola "Io sono emozione" e ne vale la pena.
Insomma, alla fine della fiera, la Fiera è finita anche per quest'anno e io ritorno cauta e speranzosa alla mia routine, con molte ore di sonno da recuperare, la dieta da ricominciare, la casa da risitemare dopo le partenze di madre, cognata, cognato e nipotine, i libri da leggere, le cose da fare, i viaggi da programmare e altro, molto altro, ancora da pensare.
Valeria lector in fabula
Nessun commento:
Posta un commento