Ieri è stata una serata speciale.
Bisogna immaginare due contesti molto diversi.
Da un lato, un teatro, IL teatro di Torino, il suo cartellone operistico. Bisogna pensarlo circa 6 mesi fa, quando mi sono accorta della possibilità di andare a vedere "Il barbiere di Siviglia" di Rossini a un prezzo non economicissimo ma accessibile, quando ho preso la decisione - cofinanziata dal consorte - di acquistare due posti in platea, regalandoci la possibilità di un "lusso culturale", di due ore di eleganza, che una volta l'anno si può pure fare e poi è Rossini ed è quell'opera lì. Bisogna aggiungere la soddisfazione di scrivere l'appuntamento sull'agenda mesi prima, fila 12 posti 37 e 39, l'impazienza del prima e l'entusiasmo crescente, man mano che la data si avvicinava.
Dall'altro lato c'è un gruppo musicale che ha accompagnato la nostra adolescenza e le storie, le tante storie, che sono venute durante e dopo. Canzoni legate a eventi e stati d'animo fissati in memoria. Bisogna aggiungere che il gruppo in questione - gli Shandon - decide di sciogliersi prematuramente sei anni fa, senza aver dato alla sottoscritta la soddisfazione di poterlo vedere suonare dal vivo neanche una volta. Si dica ancora che a dicembre parte la notizia di una reunion provvisoria suggellata da un tour di poche date, una delle quali cade a fagiolo, il 3 febbraio, si comprano biglietti festosi e si programma la partecipazione. Si concluda, infine, che la data salta per neve (quella, tantissima, celebrata dai tiggì) e la delusione iniziale lascia spazio a un'idea malsana e un pò folle che, per l'appunto, si realizza circa 15 ore fa.
24 febbraio arrivo a Torino ore 15.45
Arrivare a casa, rendere fiato due ore, cambiarsi per il teatro - inaugurando vestito nuovo, calza velata e tacchi alti - essere alle 8 seduti in platea al Teatro Regio e gustarsi Figaroquafigarolà, masemitoccanodovèilmiodebolesaròunaviperasarò, lacalunniaèunventicello, zittizittipianopianononfacciamoconfusione, godersi fino all'ultima nota. Dal vivo è davvero un'esperienza sublime.
Rinunciare a partecipare agli applausi di chiusura, voltare le spalle al teatro, dirigersi in macchina.
Occhiata all'orologio.
Possiamo farcela.
Caramagna Piemonte è a 37 km e lì ci sono gli Shandon che suonano.
Sfruttare i semafori rossi per cambiarsi - via i tacchi, le calze, il vestito nuovo, su il look da frikkettona universitaria - arrivare a mezzanotte.
"Da quanto hanno iniziato?"
"Solo tre canzoni"
Sì.
Un'ora e mezza per recuperare l'adolescenza, la voglia di gridare canzoni a memoria e la consapevolezza che se non fosse stato stasera non sarebbe stato mai più.
Il ritorno a casa, alle tre, è pieno di orecchie che fischiano e mezzo guardaroba sul sedile posteriore. La mano destra ha ancora il timbro del locale/centrosociale e la borsetta da sera è sulla sedia dell'ingresso.
E' stato davvero epico. :°).
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